I cani da tartufo... e non solo
Sì, verrà addestrato “sul campo” in sole tre settimane e alla fine riceverà un attestato. La retta da pagare per iscrivere il proprio cane all’unica università che laurea cani da tartufo è di 500 euro. Neanche tanto, se si pensa che questo investimento potrebbe portarci tra le mani tanti pregiati tartufi…
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A Roddi, a pochi chilometri da Barolo, esiste persino l’Università dei Cani da Tartufo “Barot” (che in dialetto piemontese indica il bastone del tartufaio), dove si addestrano alla cerca questi speciali aiutanti dal 1880. La famiglia Monchiero è ora alla quarta generazione, ed è Gianni Monchiero (“Barot IV”) a dirigere tutta la “scuola”. Tutto partì a fine Ottocento da un’idea di Antonio Monchiero soprannominato “Barot”, in quanto si diceva fosse molto severo con i propri cani da tartufo tanto da usare anche il bastone quando ne era necessario. In compenso otteneva ottimi risultati in termini di raccolta: il suo cane Zurin era un vero e proprio prodigio. All’inizio la scuola era stata pensata per addestrare i cani di famiglia e quelli degli amici, poi con il figlio Battista Monchiero detto “Barot II”, essa si trasformò in una vera e propria università. Fu proprio Battista che conobbe Giacomo Morra e insieme crearono un vero e proprio business del tartufo bianco e non solo. Infatti egli portava quasi quotidianamente i tartufi raccolti presso l’Hotel Savona di Alba di proprietà della famiglia Morra. Battista partecipò anche alla Fiera del Tartufo di Alba e ogni anno si presentava con un carro recintato con sopra alcuni esemplari di cani da tartufo e l’insegna “Università dei cani – prof. Barot”. Pasquale Monchiero fu “Barot III” e durante il suo per così dire mandato, un cane terrier arrivò all’università…dal Canada! Il curioso evento fece notizia, come potete immaginare. Negli anni ’70 e ’80 la scuola rimase chiusa, ma nel 1989 Gianni Monchiero la riaprì riscuotendo successo e ancora oggi è lui a dirigerla.
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Anche se è un'immagine bucolica, no, in Italia è vietato utilizzare il maiale, in quanto danneggia i terreni perché scava buche molto più grosse e profonde di quelle dei cani. Dal 1985 è permesso solamente il cane, anzi, per legge è obbligatorio utilizzare un cane addestrato appositamente. In Francia, invece, si può andare alla cerca con il maiale, ma tanti sono comunque gli svantaggi: è molto più difficile da trasportare, si stanca dopo poco tempo, è meno obbediente del cane e il suo scopo principale rimane sempre quello di mangiare il tartufo. Inoltre, scavando forsennatamente con il muso, spesso rovina le radici delle piante vicino al tartufo, proprio quelle che con questo instaurano i preziosi rapporti di simbiosi micorrizica.
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Non c’è una risposta definitiva a questa domanda, ma ci sono pro e contro per ciascuno. La femmina matura prima rispetto al maschio, infatti lei può andare già alla ricerca del tartufo portando buoni risultati a partire dal secondo anno di vita, invece il maschio a partire dai tre anni. La femmina è certamente più mansueta ed equilibrata, anche se, nel caso in cui non fosse sterilizzata, può causare alcuni problemi quando per esempio va in calore (in media hanno due calori all’anno). I maschi dal canto loro potrebbero non essere così obbedienti e correre via se sentono una femmina in calore. In ogni caso non c’è un sesso che è migliore dell’altro nella cerca, possono entrambi imparare benissimo questa attività e dare molte soddisfazioni al proprio padrone.
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